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Cucinare è simbolicamente un processo alchemico che esorcizza la potenziale pericolosità del cibo, che richiede cultura quando lo si produce, prepara e consuma. Non a caso il linguaggio nasce intorno a una pietra che, come tavola, raduna attorno a sé uomini che gustano insieme il cibo. Il senso del gusto percepisce e distingue i sapori e li lega a lingua e bocca che hanno a che fare con il linguaggio. Il legame è evidente in espressioni come avere «sete di sapere» e «fame di conoscenza», «divorare un buon libro», «masticare una lingua», «mangiarsi le parole», «bersi il cervello». Stare a tavola "con Dante" significa onorarne sia la persona che il pensiero. L'approccio a un menù dantesco non è cosa semplicemente "mangereccia": occorre interrogarsi su chi sia mai stato quel Dante di cui si parla in tutto il mondo. Ebbene, non solo stiamo parlando di uno dei più grandi ingegni di ogni tempo: stiamo parlando anche - Cristo escluso - del campione assoluto della cristianità. L'auspicio è che il presente lavoro possa concretamente contribuire alla creazione in Lunigiana di un tessuto culturale industrioso capace di fare dell'orma dantesca un'occasione preziosa di economia etica. Introduzione di Giuseppe Benelli.